Il Parlamento turco ha approvato l'invio di soldati in Libia, come richiesto dal governo di Tripoli. Con 325 voti a favore e 184 contrari il parlamento di Ankara ha approvato il Memorandum firmato lo scorso 27 novembre, con il quale la Turchia, con un clamoroso voltafaccia, è passata dalla fazione del generale Khalifa Haftar, uomo forte di Bengasi, a quella del primo ministro Fayez al-Sarraj ridisegnando, con la creazione di un corridoio marittimo fra la Libia e la Turchia, le acque di pertinenza e le zone economiche degli altri Stati che si affacciano sul Mediterraneo.
Probabilmente l'intervento armato in Libia inizierà con il sostegno militare, l'addestramento e i droni in volo, più che con un dispiegamento di truppe a terra. Anche se Ankara nello scenario libico, ha già inviato le sue avanguardie. L'atteggiamento di Ankara sta mettendo in allarme tutte le altre nazioni presenti in Libia, e, in particolare, Stati Uniti e Italia, che sostengono da sempre al-Sarraj e che rischiano di vedersi portare via una parte della propria influenza proprio dalla Turchia.
Il governo di Ankara dunque è l'unico che ha risposto alla richiesta di aiuto formulata dal presidente del Consiglio presidenziale del governo dell'Accordo nazionale, Al-Serraj, che recentemente si era rivolto ad altrettanti "Paesi amici" - Usa, Gran Bretagna, Algeria, Turchia e Italia - per fornire "ogni possibile aiuto" per fermare l'avanzata verso Tripoli delle forze fedeli al generale ribelle Haftar. Offensiva che sta diventando via via sempre più minacciosa. Le forze fedeli al maresciallo Khalifa Haftar sono sostenute dagli Emirati Arabi Uniti, dall'Egitto, dalla Russia e dalla Francia.
Corrado Cimador