Il 15 agosto del 2021 i Talebani entravano a Kabul, tornando al potere dopo oltre due decenni di presenza occidentale. La data segna quindi il ritiro dal Paese asiatico delle forze internazionali e il ripristino come legge vigente della Shar'ia, nella sua interpretazione più rigida e fondamentalista. Se da un lato i Talebani hanno consolidato il loro controllo sul territorio, dall'altro la loro gestione del paese continua a essere segnata da difficoltà economiche e violazioni dei diritti umani. Stando alle organizzazioni umanitarie e di monitoraggio, in Afghanistan si è tornati alla situazione di vent'anni fa. Save the Children rivela che nel Paese, il 41 percento dei bambini sotto ai 5 anni soffre di malnutrizione acuta, mentre i due terzi della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria. Al tragico contesto umanitario va a sommarsi un panorama socio-economico drammatico, soprattutto perché' il governo talebano continua a bloccare ogni operazione esterna che vada oltre l'assistenza umanitaria di prima necessità. L'Unesco lancia intanto l'allarme per la sistematica ed istituzionalizzata discriminazione delle donne; i Talebani continuano infatti a privare 1,4 milioni di ragazze dell'istruzione secondaria e dell'accesso al mondo del lavoro. Restrizioni che le Nazioni Unite hanno definito "apartheid di genere". Per non parlare della libertà di parola ed espressione, spesso stroncata già sul nascere dagli ex studenti coranici che stanno attuando un'ampia campagna di censura, arrestando e torturando giornalisti ed attivisti.
M.N.
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