La comunità internazionale ha accolto con favore l’intesa, frutto di un travagliato e sofferto processo negoziale, intravedendo in essa un raggio di speranza per una regione martoriata da anni di conflitto. Si auspica che questo risultato possa accelerare l'avvio di un dialogo costruttivo e inclusivo, volto a stabilire le basi per una pace duratura e a soddisfare le pressanti esigenze umanitarie della popolazione civile. Tra le priorità immediate si annoverano la garanzia della sicurezza alimentare, la riattivazione dei servizi sanitari e la riabilitazione delle infrastrutture vitali. La ricostruzione della Striscia di Gaza, devastata dai bombardamenti, richiederà ingenti investimenti e una cooperazione internazionale prolungata e coordinata, al fine di consentire alla popolazione di ricostruire le proprie vite e di riavviare il percorso verso lo sviluppo. Nonostante la fiducia e il cauto ottimismo manifestati, gli scontri armati non hanno cessato di provocare vittime, neppure a seguito dell'annuncio dell'accordo, mercoledì. La Striscia infatti ha continuato a subire un tragico tributo in termini di vite umane, con un bilancio grave a partire dal giorno dell'annuncio. Secondo fonti locali, i morti, tra cui un numero elevato di donne e bambini, hanno superato quota 120. La maggior parte degli incidenti si è concentrata nei centri abitati più popolati, tra cui Gaza city, Khan Yunis e Rafah. Nonostante la tregua, Hamas ha lanciato accuse contro Israele, sostenendo che lo Stato ebraico si sia macchiato di crimini di guerra durante l'ultima offensiva e ha definito l'operazione "diluvio al-Aqsa" una dimostrazione tangibile dell'unità del popolo palestinese, capace di “risvegliare Israele dalla sua arrogaNza.” La resistenza palestinese, nonostante le perdite subite, ha affermato che il sangue versato durante gli scontri non sarà stato invano garantendo al contempo la ricostruzione e il ritorno dei profughi alle loro case.
Alessia Mitar