Il 7 ottobre del 2023 prese il via l'operazione "Alluvione Al-Aqsa", lanciata dal movimento islamista Hamas contro Israele, che scatenò la violenta reazione militare di Tel Aviv nella Striscia di Gaza. La risposta israeliana ha causato decine di migliaia di morti e ha dato origine a una crisi umanitaria di dimensioni inimmaginabili, con il 96 percento della popolazione che vive in condizioni di estrema insicurezza alimentare e solo 17 delle 38 strutture ospedaliere ancora parzialmente operative. Un'analisi condotta dal centro satellitare delle Nazioni Unite rivela che l'enclave è stata praticamente rasa al suolo, con due terzi degli edifici della Striscia distrutti o gravemente danneggiati. Nel primo anniversario dello scoppio del conflitto, Amnesty International chiede che siano affrontate le cause di fondo, siano interrotte le forniture di armi a tutte le parti coinvolte e sia posta fine alla duratura impunità che vede da decenni le forze israeliane, Hamas e altri gruppi armati palestinesi farsi beffe del diritto internazionale. Nel tentativo di favorire la pace, molti paesi, tra cui anche la Slovenia, hanno riconosciuto formalmente lo Stato palestinese. Un gesto che, tuttavia, rappresenta una magra consolazione per i palestinesi, che continuano a vivere con la perenne minaccia di venir uccisi nei raid israeliani. Questa guerra, iniziata un anno fa, continua a plasmare il futuro del Medio Oriente, mentre la comunità internazionale resta in attesa, cercando di mediare una soluzione che appare, almeno per il momento, difficile da raggiungere. Nelle ultime settimane, infatti, Israele ha intensificato le operazioni anche in Libano, dove si contano già oltre due mila vittime, mente l'attacco iraniano contro Israele rappresenta un ulteriore, pericoloso inasprimento. Ciò ha aumentato i timori di un'escalation che potrebbe sfociare in una guerra su vasta scala nella regione.
M.N.