Foto: Reuters
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Un appuntamento "cordiale e sostanzioso" nel quale i due leader si sono riuniti per la prima volta dopo il loro confronto televisivo dello scorso giugno, che coincise con il ritiro del democratico dalla competizione politica. Un "ricongiungimento simbolico" che ora sancisce ufficialmente il passaggio di consegne tra le due amministrazioni e che pone le fondamenta per un nuovo corso, garantendo al contempo la continuità delle attività istituzionali. Con il giuramento del nuovo Presidente, previsto per il 20 gennaio prossimo, si celebrerà il compimento di questa fase di transizione, segnando l'inizio di un nuovo capitolo per la politica statunitense. "La politica è dura, spesso non è un mondo piacevole. Ringrazio Biden per l'invito e la gentilezza" ha dichiarato Trump alla stampa. I due leader, durante il colloquio durato poco più di due ore hanno discusso approfonditamente le questioni più urgenti del panorama internazionale, affrontando tematiche di cruciale importanza per il futuro del mondo. Riguardo al conflitto russo-ucraino, Biden ha sollecitato Trump a non ritirare il proprio appoggio a Kiev, sottolineando i potenziali rischi di una destabilizzazione della situazione. Il neoletto presidente, dal canto suo, ha assicurato il proprio impegno a trovare una soluzione pacifica nel più breve tempo possibile, anche se i dettagli sul come non sono stati resi noti. Domande e scambi di vedute anche sul Medio Oriente. Da notare che con una squadra di governo quasi al completo, il repubblicano ha nominato Marco Rubio a nuovo Segretario di Stato. La nomina del senatore della Florida, noto per le sue posizioni intransigenti nei confronti dei gruppi terroristici di Hamas e Hezbollah segna un cambio di rotta nella politica estera. Con questa nuova svolta, Washington mira a consolidare il suo sostegno a Israele e conferire al Primo Ministro Benjamin Netanyahu un mandato più ampio, con potenziali ripercussioni significative sulla stabilità della regione. Va ricordato che Trump durante la sua campagna elettorale aveva dichiarato che il Premier “deve finire il lavoro nella Striscia di Gaza.

Alessia Mitar