Mojca Ramšak Pešec, segretaria di Stato presso il Ministero della Pubblica Amministrazione e vicecapo del gruppo negoziale del governo, ha spiegato che il contratto collettivo rappresenta un passaggio cruciale verso la riforma del sistema salariale pubblico, che si basa sul nuovo quadro legislativo in materia di retribuzioni. Uno dei punti centrali dell'accordo riguarda le integrazioni salariali. Inoltre, è stato concordato un aumento delle retribuzioni per le ore di lavoro straordinario effettuate in determinati contesti lavorativi, così come anche il meccanismo per l’eliminazione delle disparità salariali. Soddisfatti per i progressi compiuti si sono detti anche i leader dei gruppi negoziali dei sindacati, Jakob Počivavšek e Branimir Štrukelj, secondo cui sarebbero stati risolti i principali nodi ancora in discussione, inclusa l'ordinanza relativa alla produttività lavorativa legata alla vendita di beni e servizi sul mercato. Tuttavia, restano ancora aperte le trattative sui contratti collettivi per i singoli settori, che saranno discussi nei prossimi incontri. Il governo e i sindacati puntano a finalizzare e firmare tutti i documenti entro il 15 novembre. Se ciò non dovesse accadere, il governo si è impegnato a presentare un provvedimento d'urgenza per abrogare alcune disposizioni della nuova legge salariale. La proposta di legge introduce una nuova scala retributiva, riducendo la differenza tra le classi retributive dal 4% al 3%. Nessun dipendente del settore pubblico, inoltre, avrà una retribuzione inferiore al salario minimo. Questa prevede anche l'allineamento degli stipendi con l'inflazione e una riforma del sistema di avanzamento e premiazione. Per i dipendenti pubblici la riforma salariale diventerà effettiva a partire da gennaio 2025 con adeguamenti per il successivo triennio
M.N.