L'arcivescovo di Lubiana e metropolita sloveno, Stanislav Zore ha sottolineato l'importanza dei cambiamenti culturali e strutturali nella società. Si è soffermato in particolare sulla questione del debito finanziario ed ecologico. Ritiene che entrambi siano causati dai paesi ricchi, che sfruttano per i loro interessi le risorse naturali, i beni e, in larga misura, anche le popolazioni dei paesi poveri. Sono queste popolazioni a pagare nella misura maggiore, quindi il prezzo più alto, per le conseguenze del degrado ambientale mentre aumenta il divario tra pasi ricchi e paesi poveri. "Con il riconoscimento del debito ecologico i paesi industrializzati si sentirebbero chiamati a fare di tutto per cancellarlo a quei paesi che non sono in grado di restituire quanto devono", ha detto l'arcivescovo Zore, citando le parole del Pontefice. Ha ricordato l'appello del Papa a non rimanere fermi su azioni di beneficenza isolate e di utilizzare almeno una parte dei mezzi spesi per gli armamenti a livello globale, per la creazione di un fondo monetario per debellare una volta per tutte la fame nel mondo, consentendo al contempo attività educative nei paesi più poveri del pianeta. E' intervenuto anche il sociologo Igor Bahovec, docente alla Facoltà di Teologia di Lubiana, che ha posto in rilievo la necessità di rafforzare le capacità di azione dei singoli e delle istituzioni che lavorano bene, l'importanza della dignità umana e del rispetto per tutti gli esseri viventi. "Non possediamo la Terra, ci viviamo e basta", ha rilevato Bahovec. La Giornata Mondiale della Pace è stata istituita dalla Chiesa nel 1968 su iniziativa di Papa Paolo VI. Ogni anno per questa ricorrenza il pontefice prepara un messaggio che il Vaticano invia alle cancellerie di tutto il mondo e segna anche la linea diplomatica della Santa Sede per l'anno che si apre.
Delio Dessardo