Borut Pahor, già a novembre aveva annunciato che si sarebbe votato il 24 aprile ed oggi ha chiarito quello che farà dopo la tornata elettorale. Il mandato sarà conferito a chi verrà dal lui con le firme di almeno 46 deputati. Solo così ci sarebbe la garanzia che esiste una maggioranza. Se ciò non accadrà l’incarico verrà assegnato al partito o alla coalizione che avrà ottenuto più voti, proprio per questo i partiti che hanno annunciato coalizioni - il riferimento esplicito è a quella di centrosinistra denominata dell’Arco Costituzionale - dovranno dire prima del voto se corrono insieme o ognuno per contro proprio.
Nell’ordinamento costituzionale sloveno è previsto che il Capo dello Stato indichi il mandatario per la formazione del nuovo governo, questo poi deve presentarsi alla Camera per ottenere i 46 voti necessari per l’incarico formale, dopodiché deve ritornare in aula per la fiducia al Governo.
Per il Presidente della repubblica non c’è nessun timore che la pandemia ed una eventuale nuova ondata possa incidere sul voto. In tempo di Covid si è votato in Slovenia per il referendum sull’acqua, mentre si è andati alle urne senza problemi anche in molte altre parti in Europa. Pahor si aspetta che ci si attrezzi in maniera tale da garantire la possibilità di voto a tutti, per fare in modo che sulla consultazione non ci siano dubbi o recriminazioni.
Il presidente ha detto che ora starà ai cittadini scegliere a chi affidare le redini della Slovenia per i prossimi quattro anni. Compito dei contendenti, per Pahor, è quello di far emergere le differenze, ma anche di far capire che sono in grado di superarle per il bene comune. Si tratta comunque di offrire all’elettorato soluzioni concrete in campo sanitario, economico e anche in materia di Stato di diritto, politica europea ed estera. Pahor auspicato che in campagna elettorale ci sia un’“alta cultura del dialogo”, considerato che chi per vincere punterà sulle divisioni, poi non potrà chiedere coesione quando vorrà governare.
Stefano Lusa