Con il calo della disoccupazione negli ultimi anni si è ridotta anche la portata delle politiche attive per l'occupazione. L'anno scorso sono stati spesi 34,5 milioni di euro, il 63 percento in meno rispetto al 2022 e il 106 percento in meno rispetto al 2021. Quest'anno sono a disposizione 56,4 milioni, saliranno a 89,9 il prossimo. Secondo l'ultimo rapporto relativo alla situazione sul mercato del lavoro, consultabile sul sito del governo, lo scorso anno l'attività economica ha registrato un rallentamento, ma il mercato del lavoro non ne ha risentito. Al contrario, a fine 2023 erano circa 941.300 le persone con un impiego, il numero più alto finora, mentre la disoccupazione, con 48.300 senza lavoro, è scesa ai minimi storici. Con un tasso di disoccupazione così basso e con una percentuale minore di giovani che entrano sul mercato del lavoro, le aziende hanno trovato difficoltà a reperire personale adeguato alle loro necessità. A fine 2023 ben il 78,9 percento degli iscritti agli uffici di collocamento era costituito da profili che necessitavano di formazione aggiuntiva e approfondita per ottenere un impiego. Tra le categorie più problematiche, disoccupati di lunga durata, anziani, giovani senza alcuna esperienza lavorativa, persone con basso livello di istruzione, disabili, ma soprattutto profili che presentavano più limitazioni contemporaneamente.
Lo stato viene incontro al mondo del lavoro proprio ricorrendo a politiche attive di occupazione, un insieme di misure per facilitare nuove assunzioni, aumentando al contempo la competitività e la flessibilità delle aziende. Lo scorso anno questa politica ha coinvolto 10 mila disoccupati, nel 2022 erano stati oltre 17 mila, quasi 37 mila nel 2021, attraverso programmi finanziati anche dal fondo sociale europeo.
Delio Dessardo